Il romice o la romice ?
Si usa chiamarlo in entrambi i modi.
Il romice è una pianta che cresce spontaneamente nei prati e nei campi, lungo i bordi delle strade e nei terreni incolti sia nelle aree rurali che urbane.
E’ classificata come erbaccia, ma così non è, perché ha innumerevoli qualità.
Utile in cucina, infatti si trovano qua e là ricette sul suo uso.
Fornisce al corpo nutrienti importanti tra cui vitamine e minerali come ferro, magnesio, piccole quantità di potassio, calcio e incredibili quantità di vitamina A e vitamina C.
E’ utilizzato anche in erboristeria perché ha proprietà depurative e lassative. Contiene acido ossalico e molti tannini, quindi potete ben capire che è usata, sia in tintura che in stampa.
NOMI POPOLARI
Il romice è chiamato anche Lapazio, Acetosa, Rumex acetosa, Acetosa e non va confusa con l’Acetosella (Oxalis acetosella), Erba pazienza, Rubice dei prati, Rabarbaro alpino, Lacasso, Lapazio Dei Tetti, Lingua Di Capra, Romice Comune, Romice Dei Tetti.
Il suo nome scientifico è Rumex crispus. Il genere rumex si riferisce a delle piante erbacee, per lo più perenni, della famiglia delle Polygonaceae.
Nel territorio italiano, le Polygonaceae sono presenti con una quarantina di specie. Le piante più comuni sono il Rabarbaro e il Grano saraceno.
Il termine latino Rumex, ci richiama alla mente l’azione del ruminare, perché si dice che i soldati romani la masticavano spesso, durante le lunghe marce, per attenuare la sete.
PARTICOLARITA’ DEL ROMICE
Il romice produce tantissimi semi, che restano vitali nel suolo per decenni, anche per 50 anni. Sopravvivono nei foraggi conservati, passano indenni attraverso l’apparato digerente del bestiame e vanno poi a finire addirittura nei concimi aziendali.
I fiori sono piccoli, di colore verde-rossastro e sono riuniti in racemi che formano pannocchie apicali lunghe e sottili, quasi prive di foglie. Insieme ai numerosi semi sono una leccornia per gli uccelli.
Possiede radici robuste e rizomi in grado anche di riprodursi vegetativamente.
Come dicevo più su, è tra le principali specie invasive di prati e pascoli.
Ciò è dovuto al suo enorme potenziale di propagazione dovuta appunto alla produzione impressionante di semi.
A tal proposito il Manzoni scrive nei Promessi Sposi:
Chi vedendo in un campo mal coltivato, un’erbaccia,
per esempio un bel lapazio, volesse proprio sapere se sia venuto da un seme maturato nel campo stesso, o portatovi dal vento, o lasciatovi cader da un uccello, per quanto ci pensasse, non ne verrebbe mai a una conclusione.
Promessi Sposi, cap. XIX – A.Manzoni
IL ROMICE IN TINTURA
Al giorno d’oggi il Rumex, vive un suo momento molto fortunato, non tanto per le virtù alimentari ma per le sue qualità tintorie. Sia i tessuti che le fibre, possono essere tinti con il romice. E’ anche uno dei pochi colori vegetali, infatti, che rimangono nel sapone fatto in casa.
Non è necessario mordenzare le fibre animali, ma per le fibre vegetali è richiesto un mordente di allume e soda.
Io utilizzo uguali pesi di tessuti e fibre per foglie e radici.
Le foglie si raccolgono dall’inizio dell’estate, all’inizio dell’autunno e possono essere usate per tingere, sia fresche che essiccate .
Le foglie giovani tendono a dare sfumature beige pallido, fino al giallo e le foglie più vecchie di solito producono tonalità più marroni e color senape.
Si può ottenere un bel grigio però, se si utilizza un modificatore di ferro.
LE SUE RADICI
Anche il rizoma tinge e le radici possono essere dissotterrate in qualsiasi momento durante il periodo di crescita e utilizzate anch’esse, fresche o essiccate.
Le radici delle piante mature producono profondi colori terrosi, che vanno dal rosso al mattone, fino al marrone.
Per estrarre il colorante dalle radici, prima conviene pulirle per bene e poi tagliarle a pezzetti.
Immergiamo quindi, le radici tritate in acqua per un giorno, come si fa in genere con le i materiali più coriacei, poi facciamole bollire per diverse ore.
Dopo aver filtrato, potremo tingere, con il suo decotto.
IL ROMICE IN STAMPA
Ultimamente mi è capitato di utilizzare molto i suoi semi in stampa.
Li ho utilizzati sia sparsi qua e là come in foto qui sotto,
sia a creare delle righe o altri disegni geometrici.
Sono infatti a mio avviso, molto versatili.
CONSIGLIO
Poiché i suoi componenti sono talmente potenti, tanto che una volta si usava per togliere le macchie di ruggine dall’argento, o disincrostare i metalli o ancora le macchie di inchiostro e muffa dal lino, non va cotta in pentolame ferroso, alluminio e simili, ma è preferibile una pentola di acciaio.
Essendo molto ricca di tannini, in passato la si utilizzava nell’industria conciaria, come colorante delle pelli.
I suoi principi attivi sono acido crisofanico, olio essenziale, fitosteroli, fosforo, ferro e tannini.
Che altro dire? Quando la trovate, ormai secca, essendo una pianta perenne, conservate i suoi semi e ne potrete creare, meraviglie.
Buongiorno Carla,
con l’articolo di oggi credo che ti si possa assegnare proprio il titolo di
” Divulgatrice” infatti molti dei tuoi articoli mi fa, e ci fa conoscere ed apprezzare tante piante. L’articolo di oggi ne è la dimostrazione.
Inizierò ad usarla.
Come sempre grazie per le tue condivisioni e buona domenica
Francesca
Grazie Francesca, “Divulgatrice” … wow che bello ! Grazieeee, mi piace.
In effetti amo condividere e dare notizie su ciò che so e sperimento.
Come sempre grazie Carla volevo chiederti c’è la possibilità di stampare queste tue belle lezioni?e se ti va naturalmente.. sono un po’ antica mi piace il cartaceo ciao grazie Nelida
Si certo, se preferisci, si può stampare. Grazie a te di seguirmi costantemente
Mamma mia Carla….che bello questo articolo….come lo hai preparato bene. Grazie di cuore.
grazie a te Lucia, mi fa molto piacere il tuo apprezzamento. Al prossimo articolo…