Grevillea johnsonii

Vi ho già parlato in un articolo precedente della Grevillea johnsonii.
Vi ho detto che l’ho trovata per caso, osservando come faccio sempre, le piante, durante una passeggiata.
Ormai ne sono innamorata persa, perché in ecoprint, sia sui tessuti che sulla pelle, ci dona degli effetti interessantissimi, al pari della tanto amata casuarina.

E’ comunemente nota come grevillea di Johnson o fiore di ragno di Johnson, è una specie di pianta da fiore della famiglia delle Proteaceae.
Il genere Grevillea , comprende tra le 400 e le 500 specie di arbusti e alberi originari dell’Australia e della Papua Nuova Guinea

CARATTERISTICHE PER INDIVIDUARE LA GREVILLEA JOHHNSONII
Questo tipo di grevillea viene spesso scambiata per una varietà di pino avendo foglie aghiformi molto lunghe.

grevillea johnsonii

Le foglie sono sempreverdi, pinnate, aghiformi e appunto lunghissime, simili a quelle di un pino marittimo, di colore verde scuro e sono molto folte.
Hanno una consistenza un po’ coriacea, quindi  leggermente dure e  come dicevo e vedete nella foto, su in alto,  lunghe fino a 15 cm. circa.
Producono bellissimi fiori rosa o rossi  che fioriscono da gennaio e marzo.
Si tratta di piante molto resistenti ai parassiti e alle malattie

Esigono esposizioni al sole, terreno drenato, da neutro ad acido e tollerano di buon grado siccità e salsedine, tanto da essere ampiamente utilizzate lungo le coste.  Teme quindi i terreni calcarei.

GREVILLEA JOHNSONII IN ECOPRINT

Questa specifica riguardante il terreno, ci fa già capire come comportarci nella nostra stampa in ecoprint.
Se teme i terreni calcarei, vuol dire che non ha molta affinità con sostante alcaline, mentre ho detto che ama il terreno neutro o acido, quindi sui miei tessuti agirò di conseguenza.
Questa in foto qui sotto, è una stampa recente, realizzata su pelle.

grevillea johnsonii in ecoprint su pelle

La stampa, sembra tridimensionale, i rametti sembrano sollevati e l’effetto, a mio parere, è veramente bello. Leggi tutto “Grevillea johnsonii”

La natura si racconta sul velluto

Perché questo titolo “la natura si racconta sul velluto”?
Perché a volte la natura fa degli scambi estetici meravigliosi.
E’ il caso della natura, appunto, con il tessuto di velluto.

ecoprint su velluto
Era tanto che lo cercavo in seta e finalmente l’ho trovato.
Il velluto, oggi però, viene prodotto anche in cotone, lana e rayon .

UN PO’ DI STORIA

E’ considerato un tessuto invernale che presenta sulla faccia del dritto, un fitto pelo o minuscoli anelli di filo.
È un tessuto di origine occidentale e in Italia iniziò a diffondersi presso le classi agiate intorno al trecento circa.
Però proprio l’Italia diventa presto la principale produttrice di questo particolare tessuto peloso. Le città italiane protagoniste del velluto sono Amalfi, Lucca, Siena, Pisa, Firenze, Genova e Venezia.

Significa letteralmente ‘’tessuto con pelo’’. Esistono tradizionalmente il velluto ad ordito e il velluto a trama. A seconda della lavorazione, si ottengono diversi risultati. Quello più conosciuto è il velluto a ordito, classico dell’antichità, tipicamente in seta.
Solo più tardi verrà realizzato, come dicevo, anche in cotone  ma anche con tessuti sintetici.

COME TRATTARLO

Il velluto è un tessuto molto luminoso e fine, ma allo stesso tempo resistente, caldo e morbido.  Soprattutto quello in seta, direi che possiamo definirlo anche pregiato.
Se decidiamo di lavarlo in lavatrice però dobbiamo lavarlo con un programma per seta o lana a 30°. La centrifuga è da evitare e bisogna fare attenzione se si usa l’asciugatrice. È importante, in questo caso, di assicurarsi sempre che il capo sia rivolto con il pelo all’interno. La stiratura decisamente, deve essere leggera per evitare di schiacciare troppo il tessuto.

LA NATURA SI RACCONTA SUL TESSUTO

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Le ortensie

Fin da piccola, ho amato le ortensie, perché sono fiori che trovavo nel meraviglioso giardino di mia zia, la mia carissima Madrina, dal nome, anche lei,  Ortensia.
Ogni volta che la andavo a trovare, giravo nel suo giardino in cerca di meraviglie. Quindi, già da piccolina ero attratta dalla natura e dai suoi meravigliosi doni. In particolare mi piaceva proprio un grande cespuglio di ortensie che di stagione in stagione modificava i suoi colori.
Oggi ho chiesto ai miei cugini, che abitano ancora nella villa, di farmi una foto di quel cespuglio.  Si, questo perché voglio proprio parlarvi delle ortensie e del loro bellissimo risultato in ecoprint.

Ortensie in vaso

Grandi, rigogliose e dai colori intensi, le ortensie mi ricordano, come dicevo più su, mia zia e mia nonna.
Tenerle in casa, o addirittura, stamparle sul tessuto, per me, vuol dire quindi, fare un tuffo nel passato.

LA STORIA DELLE ORTENSIE

Lo sapete che la più bella collezione di ortensie in Italia si trova nel Parco Storico Villa Serra (villa serra.it) a Sant’Olcese, in provincia di Genova? Qui ci sono 1.800 piante per un totale di 250 specie.  Nel Parco è possibile ripercorrere la storia delle ortensie in Italia e in Europa dal 1736 ad oggi.

CARATTERISTICHE DELLE ORTENSIE

Scoperte per la prima volta in Giappone, le ortensie sono piante resistenti, molto adattabili a diversi terreni e climi.
Il nome Ortensia proviene dal greco “hydor” che significa acqua e “angos” che significa contenitore, ossia vaso d’acqua, facendo riferimento alla necessità dell’Ortensia di acqua in abbondanza e alla corolla a forma di calice.
In alcune specie di ortensia, tra cui la Macrophylla e la Serrata, i fiori sono in grado di cambiare colore in base al pH del terreno e alla presenza di minerali come l’alluminio e il ferro.

Le ortensie, in autunno diventano magnifiche sia per le foglie gialle, arancio o rosse, sia per le infiorescenze che, seccando, si fanno verdoline,

ortensia verdolina

rosate, rosso porpora: in particolar modo le macrophylla, le quercifolia (Hydrangea quercifolia), le cui grosse foglie lobate diventano rosso-arancio-porpora.

UN FIORE DAI PETALI PARTICOLARI

Le ortensie sono molto particolari, perché sono in grado di cambiare il colore dei petali dei fiori in base alla maggiore o minore acidità del terreno: più il terreno è acido, maggiori saranno le possibilità che i fiori saranno azzurri, meno acido è il terreno più il colore corrisponderà al rosa o al rosso.
Poi ci sono quelle rosa e bianche, che possono essere trasformate addirittura in blu. Per ottenere ciò occorre rendere il terriccio acido ossia con un Ph al di sotto di 7.

Ortensia fucsia

FERRO PER UN TERRENO PIU’ ACIDO

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Il romice

Il romice o la romice ?
Si usa chiamarlo in entrambi i modi.
Il romice è una pianta che cresce spontaneamente nei prati e nei campi, lungo i bordi delle strade e nei terreni incolti sia nelle aree rurali che urbane.
E’ classificata come erbaccia, ma così non è, perché ha innumerevoli qualità.
Utile in cucina, infatti si trovano qua e là ricette sul suo uso.
Fornisce al corpo nutrienti importanti tra cui vitamine e minerali come ferromagnesio, piccole quantità di potassiocalcio e incredibili quantità di vitamina A e vitamina C.
E’ utilizzato anche  in erboristeria perché  ha proprietà depurative e lassative.  Contiene acido ossalico e molti tannini, quindi potete ben capire che è usata, sia in tintura che in stampa.

Semi di romice

NOMI POPOLARI
Il romice è chiamato anche Lapazio, Acetosa, Rumex acetosa, Acetosa e non va confusa con l’Acetosella (Oxalis acetosella), Erba pazienza, Rubice dei prati, Rabarbaro alpino, Lacasso, Lapazio Dei Tetti, Lingua Di Capra, Romice Comune, Romice Dei Tetti.
Il suo nome scientifico è Rumex crispus. Il genere rumex si riferisce a delle piante erbacee, per lo più perenni, della famiglia delle Polygonaceae.
Nel territorio italiano, le  Polygonaceae sono presenti con una quarantina di specie. Le piante più comuni sono  il Rabarbaro e il Grano saraceno.

Il termine latino Rumex, ci richiama alla mente l’azione del ruminare, perché si dice che i soldati romani la masticavano spesso, durante le lunghe marce, per attenuare la sete.

PARTICOLARITA’ DEL ROMICE 

Il romice secco, pieno di semi

Il romice produce tantissimi semi, che restano vitali nel suolo per decenni,  anche per 50 anni. Sopravvivono nei foraggi conservati, passano indenni attraverso l’apparato digerente del bestiame e vanno poi a finire addirittura nei concimi aziendali.
I fiori sono piccoli, di colore verde-rossastro e sono riuniti in racemi che formano pannocchie apicali lunghe e sottili, quasi prive di foglie. Insieme ai numerosi semi sono una leccornia per gli uccelli.
Possiede radici robuste e rizomi in grado anche di riprodursi vegetativamente.
Come dicevo più su, è tra le principali specie invasive di prati e pascoli.
Ciò è dovuto al suo enorme potenziale di propagazione dovuta appunto alla  produzione impressionante di semi.

A tal proposito il Manzoni scrive nei Promessi Sposi:

Chi vedendo in un campo mal coltivato, un’erbaccia,
per esempio un bel lapazio, volesse proprio sapere se sia venuto da un seme maturato nel campo stesso, o portatovi dal vento, o lasciatovi cader da un uccello, per quanto ci pensasse, non ne verrebbe mai a una conclusione.

Promessi Sposi, cap. XIX – A.Manzoni

IL ROMICE IN TINTURA  Leggi tutto “Il romice”

La casuarina

Lo so, lo so che la casuarina  è  una pianta tanto amata dalle ecoprinter!
È  tanto amata  ma anche purtroppo tanto difficile a trovarsi, almeno nella mia città, a Roma. Prima la trovavo più facilmente, ma ora gli alberi sono cresciuti e i rami sono diventati alti.

LA CASUARINA IN ECOPRINT
La sua stampa piace sempre molto, infatti durante i miei corsi, se la metto tra le piante tintorie da utilizzare,  è  la prima che finisce.
Le sue foglie sono molto particolari. Sono aghi sottili, lunghi dai 10 ai 20 cm, sono di colore verde scuro e squamiformi, disposte ad anello intorno a piccoli nodi.
In ecoprint però la casuarina, necessita di una immersione nel solfato o acetato di ferro, altrimenti la stampa non si attiva .
Ci dona sicuramente una bellissima texture , infatti mette sempre  in evidenza in stampa, i piccoli nodi delle sue foglie.

La casuarina in ecoprint

In alcune situazioni, se non vogliamo invece la stampa scura, può essere utilizzata a riserva, poggiandola, senza l’immersione ferrosa, come appare nella foto sottostante.

Casuarina in stampa su tessuto

LA CASUARINA SU NUNO FELTRO 

Chi mi conosce, sa che lavoro anche il feltro e il nuno feltro.
Poiché la lana cardata, dalla quale si parte, è totalmente naturale al cento per cento, il feltro risulta essere una fibra molto ricettiva per la stampa, essendo appunto fibra animale. Leggi tutto “La casuarina”