È sempre emozionante stampare foglie su carta.
Eh si, soprattutto se è per una commissione.
Questa volta la commissione però è molto molto importante e quindi l’emozione aumenta.
È molto importante perché a richiederla è proprio il figliolo che sposerà a giugno. È bello quando i gusti si incontrano. Due generazioni a confronto che però amano le stesse cose. Probabilmente ho trasmesso un qualcosa delle mie passioni creative, a tutta la famiglia e questo mi arreca veramente tanta soddisfazione.
METTERE IL CUORE
Un fattore in comune, nei diversi lavori in ecoprint che svolgo, sia quelli su commissione che quelli realizzati per studio o per produrre esempi per i miei corsi, è il cercare di mantenere un focus, che mi faccia rimanere concentrata su quello che faccio, mettendoci però il cuore.
Bisogna quindi, prima individuare l’idea, poi capire se è attuabile e poi trovare o studiare il metodo di lavoro. Sprecare tempo, materiali ed energie, è un attimo, quindi, meglio avere le idee chiare.
Come dicevo prima, il metterci il cuore è fondamentale, perché questo si rifletterà sul lavoro che stiamo facendo.
E’ così, un nostro progetto, deve essere sempre fatto al meglio, in modo da riuscire a fare la differenza; del resto lo sappiamo bene, le emozioni danno accesso sempre al nostro potenziale! Leggi tutto “Foglie su carta”
Oggi colgo l’occasione di parlarvi di un meraviglioso colore, anche in vista del mio prossimo corso di indaco, ecoprint e shibori.
Prima di approfondire un po’ l’argomento però, vi faccio una domanda: perché fare proprio un corso di indaco ecoprint e shibori?
Secondo me perché lo spettro naturale dei colori del tintore non potrebbe mai essere completo se non conosci le tecniche dell’indaco.
Parlo al plurale perché il prossimo 12 marzo 2023, nel corso, affronteremo le diverse modalità per estrarre, sia l’indaco naturale che quello di sintesi.
Oltre alla tintura di indaco si sperimenterà poi, anche la stampa in ecoprint e lo shibori su tanti tipi di tessuto.
Quindi che tu sia un tintore o una esperta ecoprinter o che tu stia appena iniziando il tuo viaggio, sappi che ho progettato per te questo seminario, in modo che ce ne sia per tutti i gusti.
CARATTERISTICHE DELL’INDACO
L’indaco è classificato come colore freddo, ma in realtà come dice la celebre frase del pittore Wassily Kandinsky, i colori hanno il potere di influenzare direttamente l’anima e a me infatti succede proprio questo.
Quando indosso questo colore in realtà, è come ricevere un caldo abbraccio. Amo infatti tutte le tonalità che rientrano nella gamma degli azzurri, dei celesti e dei blu.
Inoltre si dice anche, che chi apprezza questo colore, sia una persona molto spirituale e si dice ancora che l’indaco sia, il colore delle soluzioni, perché aiuta ad aprire la mente.
UN PO’ DI NOTIZIE SULL’INDACO
Il pigmento veniva estratto dalle foglie con lunghe tecniche di macerazione, fermentazione e decantazione.
La polvere di indaco naturale infatti, è un estratto preparato dall’Indigoferatinctoria.
La sua capacità di produrre una vasta gamma di sfumature, l’ha resa la pianta colorante di maggior successo, mai conosciuta.
Lo stesso pigmento blu si trova, oltre che nella specie di Indigofera, anche nel Guado, ovvero l’Isatis tinctoria e nell’Indaco giapponese, ovvero la Persicaria tinctoria o il Poliygonum tinctorium originario del sud-est asiatico, della Cina e del Giappone. Leggi tutto “Corso di indaco, ecoprint e shibori”
L’ailanto il cui nome botanico è Ailanthus altissima, detto anche Albero delParadiso, è un albero deciduo appartenente alla famiglia delle Simarubacee e può essere usato sia in tintura che in ecoprint.
Essendo deciduo, le sue foglie cadono in inverno, .
Però ultimamente ho trovato dei cespugli in foglia e devo dire che mi sono tornati molto utili perché ho avuto recentemente un corso di ecoprint in presenza, sulle fibre vegetali.
Proprio in questo corso abbiamo ottenuto, dalle allieve, delle bellissime stampe dalle sue foglie, come nella foto qui sotto.
L’ailanto è originario della Cina e fu introdotto in Europa nel 1751, per opera di Padre Pierre d’Incarville, missionario gesuita.
Oggi lo troviamo spontaneo in tantissime aree urbane e suburbane.
Ne esistono circa 20 generi e circa 150 specie tra alberi e arbusti .
Può essere definita quasi una pianta infestante, in quanto la specie è in grado di colonizzare ampie superfici in brevissimo tempo, la sua crescita infatti è molto rapida.
L’ailanto in realtà, è conosciuto anche come ‘Albero del Paradiso’ proprio per la capacità del fusto di crescere, fino a raggiungere altezze davvero elevate. Alcuni esemplari possono arrivare infatti, anche a 30 metri di altezza.
E’ però considerata la pianta più infestante d’Italia.
La sua invasività, difficile da controllare, dipende dai tantissimi semi, che la pianta produce annualmente. Produce infatti, una grande quantità di frutti (samare), otre 350.000 per albero all’anno.
E’ una specie allelopatica, ovvero che inibisce la crescita di altre piante nelle immediate vicinanze, mediante il rilascio di particolari sostanze chimiche nel terreno. Le tossine prodotte dalla corteccia e dalle foglie infatti, inibiscono la crescita di altre piante.
COME RICONOSCERE L’ALBERO
La specie in estate è riconoscibile dalle grandi foglie pennate, lunghe fino a 90 cm. Sono di forma ovale disposte in modo alternato lungo i due lati del fusto e sono di un verde brillante.
Le nuove foglie, invece, quelle che spunteranno in primavera, saranno di un rosso tendente al violaceo. I fiori gialli, riuniti in racemi, si trovano nella parte terminale dei rami e la fioritura avviene in giugno e si protrae per buona parte dell’estate.
Corteccia, foglie, fiori, rami e radici presentano però una spiacevole caratteristica: un odore sgradevole.
Uno dei numerosi nomi comuni che gli sono stati assegnati infatti, è anche “albero puzzo”.
Se siamo quindi indecisi, durante la raccolta dell’ailanto, per le nostre attività di tintura o ecoprint, basterà spezzare un rametto e odorarlo.
Lo riconosceremo immediatamente.Leggi tutto “Ailanto in ecoprint e tintura”
In questa seconda parte, oggi, continuo a parlarvi dei tessuti, facendo subito un ricco elenco di fibre:
TESSUTI E FIBRE DI ORIGINE VEGETALE I tessuti utili a noi ecoprinter, sono naturali e tra i tessuti e le fibre vegetali, troviamo: cotone, lino, canapa, iuta, cocco, ginestra, sisal, ibisco, ramiè, ( o filato di ortica), manila, paglia, bambo, soia e kapok, che è la fibra naturale più leggera al mondo. Anche la viscosa è annoverata da noi ecoprinter, tra le fibre vegetali in quanto è una fibra ottenuta dalla cellulosa pura e la cellulosa si ottiene sotto forma di polpa, dal legno di faggio, pino, abete rosso o eucalipto. Tuttavia, laviscosa non è una fibra naturale come il cotone o la seta.
Questo perché per produrre viscosa dalle fibre naturali del legno, vengono impiegate sostanze chimiche.
La viscosa quindi alla fine, è una fibra semisintetica che però fortunatamente, si riesce a stampare e a tingere bene.
PROPRIETA’ DELLA VISCOSA
La viscosa a me piace molto in quanto possiamo dire che unisce le qualità del cotone e della seta.
Da un lato, infatti, è morbida, lucente e delicata sulla pelle come la seta, motivo per cui il materiale è noto anche come seta artificiale. Dall’altro, è altrettanto resistente, traspirante e assorbente come il cotone.
Attenzione, è nota anche con il nome di “raion“, quindi quando su un capo troviamo scritto nell’etichetta raion, parliamo di viscosa.
Tessuto in viscosa
TESSUTI E FIBRE TESSILI NATURALI DI ORIGINE ANIMALE
Si tratta delle fibre che si ricavano dal bulbo pelifero animale e da quelle ottenute per secrezione dai bozzoli di lepidotteri o acari.
Tra le lane troviamo : la merino che è una lana fine e pregiata ricavata dal vello della pecora e appartiene alla omonima razza di ovino, originaria della Spagna. Oggi però è allevata quasi interamente in Australia e Nuova Zelanda.
La shetland, la bluefaced leicester, la corriedale, la lana incrociata, quella di agnello, le lane inglesi, asiatiche e di Mazamet, quelle rigenerate e la lana cachemire, che è tra le fibre più note, e probabilmente più pregiate.
Il cachemire è ricavato dal pelo della capra tibetana.
Poi c’è la lana d’Angora, da non confondere con quella mohair che viene invece prodotta con il pelo del coniglio dell’omonima razza. Viene molto spesso utilizzata in mescola con altre fibre a causa della sua scarsa resistenza all’usura e ai lavaggi.
Poi c’è il cammello e l’alpaca.
Il filato mohair, invece, è quello ricavato dalle capre d’Angora, una razza originaria della provincia di Ankara in Turchia ed è principalmente usato per creare tessuti di abbigliamento maschile.
Ancora c’è la vigogna o vicuña, il bisonte e il quivut o quivuk.
Tutte queste lane, soprattutto se, sotto forma di tessuto, sono stampabili con la tecnica dell’ecoprint
Scrivere o meglio stampare un’ autobiografia sui tessuti, può voler significare lasciare qualcosa di sé sul tessuto stesso.
Questo, sicuramente avviene nelle nostre stampe e certamente in quelle di tutte noi ecoprinter.
Infatti anche una qualsiasi stampa in ecoprint, secondo me, racconta esattamente le emozioni del momento, a volte anche quelle più profonde.
Quando stampo su un tessuto infatti, credo proprio di riuscire ad entrare in contatto con la mia vera essenza, lasciando fuori così, tutte le preoccupazioni e i tanti pensieri della vita quotidiana.
Praticamente quindi, la stampa in ecoprint, essendo una modalità di espressione, comunica a chi la vede e la osserva, molto probabilmente, delle sensazioni.
Possono essere bellezza, armonia, equilibrio, meraviglia, eleganza o esattamente il loro contrario.
AUTOBIOGRAFIA SUI TESSUTI
Ora vi confido una cosa: sulla mia scrivania ho un quaderno di appunti, dove, tra le ricette, gli schizzi dei modelli e annotazioni varie, ogni tanto, quando ne ho voglia, scrivo quanto di bello mi è accaduto durante la giornata, anche a volte, le cose più semplici, che mi accadono.
Questo perché così, quando mi capita di sfogliarlo, per leggere ad esempio le dosi di una ricetta, rileggendo e ricordandomi ” la bella cosa ” successa, mi predispongo ad una grande quiete, che verrà trasmessa di conseguenza, alla mia stampa. Se viceversa, sono stressata o mi trovo in un momento negativo, sicuramente questo si ripercuoterà sul design che sarà confuso e non armonico.
Devo dire che questo mi è successo tante volte!
GUARDARSI DENTRO
Insomma, guardarsi dentro a mio avviso, è sempre utile e fa sempre bene. Aggiungere poi, una bella passeggiataal parco, fa ancora meglio.
Riusciremo così sicuramente ad ascoltare noi stessi e a liberare la creatività che è dentro ognuno di noi.
Per me stampare con la tecnica dell’ecoprinting significa concentrarsi sul bello, avere un momento tutto mio, staccare da tutto, liberare la mente dalle mille cose quotidiane.
Solo così il flusso creativo potrà andare in circolo e potremo riuscire ad avvicinarci alla nostra vera natura. Leggi tutto “Autobiografia sui tessuti”